Mondo

Primi aiuti a Belgrado Ma l’incubo è l’inverno

Nella capitale sono arrivati i Tir con cibo, farmaci e attrezzature sanitarie. Verranno smistati in diverse città serbe, destinati a ospedali e istituti per l’infanzia

di Paolo Giovannelli

Solleone e vacanze in Italia, ma l?inverno serbo già preoccupa fortemente i volontari del Consorzio italiano di solidarietà (Ics). Il livello di distruzione delle infrastrutture nelle città della Serbia fa infatti emergere necessità urgenti in vista della prossima fredda stagione balcanica, pericolosa non solo per chi è costretto ad alloggiare in situazioni provvisorie, come gli sfollati e i profughi interni, ma anche per gli abitanti delle città più grandi a causa delle condizioni disastrate in cui versa l?intero sistema energetico jugoslavo. In settimana sono così arrivati a Belgrado i primi Tir di un convoglio umanitario organizzato dall?Ics e provenienti dal magazzino Unochoa di Pisa: sette camion carichi di aiuti umanitari, pari a circa 150 tonnellate di peso e del valore di 350 milioni di lire. Gli aiuti, consistenti in beni di prima necessità, generi alimentari, materiale medico e igienico-sanitario, sono stati messi a disposizione dall?Ics, dalla Fiom nazionale, dal Coordinamento padovano per gli aiuti alla Repubblica federale jugoslava, dalle Arci di Modena e Milano e dal Comitato cittadino di solidarietà della città di Ivrea. Gli aiuti sono destinati alla Croce rossa di Belgrado e di Nis, agli orfanotrofi ?Dece Selo? di Novi Sad e ?Zmaj? di Belgrado, all?ospedale pediatrico di Belgrado, ai nosocomi di Subotica e di Kraguievac, all?Istituto per disabili di Veternik, all?istituto ?Mladost? di Kraguievac, alla scuola materna ecologica di Novi Sad, agli operai delle fabbriche ?Utva? di Pancevo, ?Zastav? di Kraguievac e ?Sloboda? di Cacak. Tutte strutture e istituti con la maggior parte delle quali il Consorzio italiano di solidarietà collabora già da diversi anni, attraverso la gestione di programmi di assistenza all?infanzia e alle attività socio-educative. Intanto, in Kosovo, a differenza di quanto succede ancora oggi per la Bosnia , rientrano i rifugiati di etnia albanese: secondo stime dell?Acnur e dell?Oim, nelle ultime due settimane, sia dai Paesi confinanti che dall?estero, hanno già fatto ritorno alle proprie abitazioni 4.527 kosovari.


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